Storia dell' economia

Il terreno ondulato e la terra calcarea come anche la siccità del suolo pietroso non hanno mai offerto all'agricoltura una garanzia di sopravvivenza. Progressivamente si è dissolta lasciando lo spazio all'allevamento del bestiame. La landa carsica con i suoi cespugli e i rari alberi invitava all'allevamento dei bovini. Una famiglia contadina inoltre non avrebbe potuto sopravvivere senza la carne suina e lo strutto, perciò si allevavano presso ogni casa anche i suini.

Dopo la prima guerra mondiale gli abitanti si aiutavano economicamente con la vendita delle foglie di granoturco all'ospedale di Gorizia dove confezionavano i guanciali. I panettieri di Monfalcone invece compravano la legna proveniente dall'Altipiano; il fieno si vendeva a Gorizia ed a Trieste. Anche la coltura dei bacchi da seta serviva ad arrotondare il reddito. Per alcuni anni una fonte di reddito, ma anche di infortuni, derivò dalla raccolta del ferro delle munizioni rimaste nelle trincee. Dopo la seconda guerra mondiale per primo scomparve l'allevamento delle pecore e poco dopo il pascolo dei bovini. Fino al 1992 inoltre 560 ettari di terreno erano vincolati dalle servitù militari a causa della linea di difesa NATO verso l'Est europeo.


La viticoltura si sviluppò dopo l'ultimo conflitto mondiale, quando le altre attività cominciarono a scomparire e l'agricoltura impegnava soltanto parzialmente il padrone contadino perché occupato anche nell'industria.

Nel passato gli abitanti del luogo furono notevolmente legati al proprio lago: alcuni per il guadagno proveniente dalla pesca. Pescavano le anguille, le carpe, i barbi, i cavedani ed i lucci. I pescatori dovevano anche curare l'ambiente lacustre: due volte all'anno falciavano la vegetazione per conservare liberi i passaggi per le barche e per far posto alle reti. Per ogni famiglia una buona pesca significava una fonte di guadagno supplementare. La pesca durava tutto l'anno. Non esistevano divieti o delle giornate fisse della settimana, ma i pescatori erano molto accorti nei confronti delle trote nella speranza che si moltiplicassero in grandi quantità. Le pescavano, ma non per la vendita.

L'attività artigianale più diffusa si svolgeva nelle cave con il taglio delle pietre e la loro lavorazione. Il marmo grigio ed anche quello nero veniva lavorato anche dopo il secondo conflitto mondiale in più di dieci cave. All'inizio del Novecento le cave occupavano più di 200 operai, tra loro anche delle donne. Tre cave presso Devetachi, a Palchisce ed a Ferletti rimasero in funzione fino a tre decenni fa. Nel 1938 fu costruita per le necessità della fabbrica Solvay di Lisert nel Comune di Monfalcone una funivia per il trasporto delle pietre dall'altipiano. Le cave offrirono alle famiglie più povere un guadagno, ma le ferite al paesaggio sono rimaste e sono indelebili.

La struttura sociale dopo la seconda guerra mondiale evidenzia una crescita della parte attiva della popolazione (1951 - 1961). La forza lavoro maschile trovò occupazione nei cantieri navali di Monfalcone ed in altre fabbriche, le donne invece nel terziario nei due vicini centri urbani. Seguì una repentina diminuzione che si è attenuata nell'ultimo decennio. Nel periodo postbellico la parte attiva della popolazione è diminuita dal 43 al 32 %. Più recentemente anche gli uomini si sono indirizzati verso il terziario. L'espressione tradizionale delle attività economiche del territorio è la Banca di credito cooperativo con le filiali a Savogna d'Isonzo, Ronchi dei Legionari, S. Andrea e Gorizia. E' evidente il passaggio del Comune da una struttura agricola ed operaia ad una situazione di società e di economia suburbana.